Quando un nonno si trova di fronte agli occhi lucidi del nipotino che implora un altro biscotto prima di cena, qualcosa dentro di lui si spezza. La paura di deludere, di apparire severi, di veder svanire quel sorriso luminoso diventa un peso insostenibile. Eppure, dietro questa fragilità emotiva si nasconde spesso un equivoco profondo sul significato dell’amore intergenerazionale e sul ruolo educativo che i nonni possono e devono svolgere.
Il paradosso dell’affetto incondizionato
Molti nonni vivono nella convinzione che dire “no” significhi perdere punti nella classifica degli affetti dei nipoti. Questa credenza, pur non supportata da evidenze sistematiche, è molto diffusa nella pratica clinica e nelle ricerche sui ruoli familiari, e può trasformare figure potenzialmente autorevoli in distributori automatici di permessi e gratificazioni immediate.
Gli studi sul coinvolgimento dei nonni mostrano che la loro presenza ha effetti importanti sul benessere dei bambini, ma mettono anche in luce come il modo in cui esercitano il loro ruolo, inclusa la gestione di regole e limiti, influenzi comportamenti e salute dei nipoti. La verità è che i bambini non smettono di amare chi pone limiti ragionevoli, se questi sono comunicati con cura e coerenza. La psicologia dello sviluppo e la teoria dell’attaccamento mostrano che i bambini cercano figure che uniscano calore affettivo e struttura prevedibile, perché questo favorisce un senso di sicurezza interna. Relazioni caratterizzate da sensibilità, responsività e confini chiari sono associate a migliori esiti emotivi e comportamentali.
Quando il permissivismo diventa un boomerang relazionale
L’assenza di regole coerenti nelle interazioni con i nonni può avere conseguenze che vanno oltre il momento presente. La letteratura sulle famiglie multigenerazionali evidenzia che messaggi educativi incoerenti tra adulti di riferimento possono aumentare la confusione normativa e il conflitto familiare, soprattutto quando i bambini imparano a rivolgersi selettivamente all’adulto più permissivo per ottenere ciò che desiderano.
Le ricerche sul coinvolgimento dei nonni indicano che il loro ruolo può essere un fattore di protezione per il benessere emotivo dei bambini, con minori sintomi depressivi e migliore adattamento comportamentale quando i nonni sono coinvolti in modo stabile e di supporto. Tuttavia, gli studi sottolineano anche l’importanza di una collaborazione chiara tra generazioni e di confini di ruolo rispettati, per evitare tensioni e ambiguità educative. Quando i nonni rinunciano del tutto a un ruolo normativo, rischiano di aumentare il carico dei genitori e di alimentare conflitti che i bambini percepiscono e interiorizzano.
Riconoscere le radici della paura
Per superare questo blocco emotivo, è utile interrogarsi sulle origini profonde di questa paura. Molti nonni di oggi hanno vissuto modelli educativi più rigidi e possono provare il desiderio di rimediare con i nipoti a una genitorialità che ricordano come troppo severa. Altri vivono il rapporto con i nipoti come un’importante fonte di significato e di ruolo sociale in una fase della vita in cui il rischio di isolamento e perdita di status è elevato.
Alcuni nonni temono che i figli adulti li allontanino dai nipoti se non si mostrano sempre compiacenti. Questa paura del rifiuto può trasformare l’accudimento in una sorta di performance ansiosa, in cui ogni interazione è vissuta come un esame da superare per conservare il proprio posto nel sistema familiare. Gli studi sul benessere degli anziani mostrano che il senso di utilità e di riconoscimento all’interno della famiglia protegge dalla depressione e dalla solitudine, rendendo comprensibile quanto questa minaccia venga percepita come dolorosa.
Le domande da porsi
- Sto confondendo l’amore con l’assenza di frustrazione?
- Ho paura del conflitto temporaneo più di quanto desideri il benessere a lungo termine di mio nipote?
- Sto usando i bambini per colmare vuoti affettivi della mia vita adulta?
- Temo il giudizio dei miei figli più di quanto confidi nel mio valore come nonno?
Regole che nutrono la relazione
Stabilire limiti non significa trasformarsi in giudici inflessibili, ma offrire ai nipoti la possibilità di crescere dentro coordinate sicure. La letteratura sullo sviluppo evidenzia che uno stile educativo autorevole, caratterizzato da calore, dialogo e limiti chiari, è associato a migliori esiti emotivi, sociali e scolastici rispetto agli stili troppo permissivi o troppo rigidi. Un bambino che sa cosa aspettarsi da un adulto di riferimento può rilassarsi nella relazione, senza dover continuamente testare i confini.

Gli studi di Daniel Siegel sulla genitorialità e l’integrazione cerebrale descrivono come una combinazione di regole chiare, responsività emotiva e connessione relazionale favorisca la regolazione emotiva e lo sviluppo armonico delle reti neurali implicate nell’autocontrollo e nell’empatia. I nonni, proprio per la loro posizione tra genitori e nipoti, possono incarnare bene questo equilibrio: offrire affetto, tempo e ascolto, senza rinunciare a trasmettere valori, limiti e routine che sostengano la crescita.
Strategie pratiche per nonni coraggiosi
Iniziare con piccole coerenze quotidiane rappresenta un primo passo concreto. Numerosi autori in ambito psicoeducativo sottolineano l’importanza di un’alleanza educativa tra genitori e nonni, in cui ci si accorda su poche regole condivise e non negoziabili: ad esempio orari dei pasti, uso degli schermi, regole di rispetto. Questo offre al bambino un quadro prevedibile e non contraddittorio.
Comunicare il “no” con empatia trasforma il limite in un’opportunità educativa. Frasi che riconoscono il desiderio del bambino e lo collegano alla cura per il suo benessere sono coerenti con gli approcci di disciplina basata sulla connessione, che mostrano come il contenimento emotivamente sintonizzato favorisca l’interiorizzazione delle regole più di punizioni fredde o concessioni totali. “Capisco che vorresti un altro gelato, e mi piacerebbe dartelo perché ti voglio bene. Proprio perché ti voglio bene, però, devo prendermi cura anche della tua salute”. In questo modo si trasmette l’idea che amore e limite non sono opposti ma alleati.
Il dono nascosto del confine
I nonni che trovano il coraggio di stabilire regole spesso scoprono un effetto sorprendente: la relazione con i nipoti si approfondisce invece di deteriorarsi. Gli studi sul legame intergenerazionale mostrano che relazioni stabili, prevedibili e affettivamente calde tra nonni e nipoti sono associate a minore ansia e depressione nei bambini e a un maggiore senso di sicurezza e appartenenza. I bambini, liberati dall’ansia di dover continuamente spingere i limiti, possono godere della presenza dei nonni senza trasformare ogni incontro in una trattativa.
Il rispetto reciproco sostituisce la dinamica richiesta-concessione, aprendo spazio a conversazioni più autentiche e a legami più solidi. Le ricerche sulle famiglie estese mostrano che quando i nonni riescono a mantenere un ruolo di sostegno, senza invadere le scelte genitoriali ma neppure rinunciando alla propria autorevolezza, l’intero clima familiare ne trae beneficio, con maggiore coesione e supporto percepito.
La psicologa dello sviluppo Silvia Vegetti Finzi ha più volte sottolineato nei suoi scritti che i nonni, quando accettano anche una funzione educativa e non solo affettiva, contribuiscono in modo decisivo alla costruzione della sicurezza interna dei nipoti e alla trasmissione di valori e limiti che li accompagneranno nell’età adulta. Quando un nipote adolescente ricorderà il nonno, difficilmente farà un bilancio di quante volte abbia ottenuto ciò che voleva: ricorderà piuttosto quanto si è sentito visto, compreso e accompagnato nella crescita.
La vera domanda non è se i nipoti continueranno a voler bene ai nonni che pongono limiti. La domanda autentica è: quale eredità emotiva vogliamo lasciare? Bambini che faticano a distinguere tra amore e mera concessione, oppure giovani adulti che hanno interiorizzato che l’affetto autentico sa anche dire no quando necessario?
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