Vedere un nipote alle prese con l’incertezza professionale può generare un’ansia profonda in un nonno. Quella sensazione di impotenza di fronte a un mercato del lavoro completamente diverso da quello che si è conosciuto, unita al desiderio viscerale di proteggere chi amiamo, crea un cortocircuito emotivo difficile da gestire. Eppure, proprio in questa fase delicata, il ruolo dei nonni può rivelarsi determinante, a patto di trasformarlo da fonte di pressione a risorsa di sostegno autentico.
Il divario generazionale come opportunità , non come ostacolo
Il primo passo per un nonno preoccupato è riconoscere che il percorso professionale di oggi non assomiglia minimamente a quello di quarant’anni fa. Secondo i dati ISTAT del 2023, il 32% dei giovani italiani tra i 25 e i 34 anni ha cambiato settore lavorativo almeno due volte negli ultimi cinque anni. Non si tratta più di trovare “il posto fisso”, ma di costruire un’identità professionale attraverso esperienze multiple, spesso frammentate. Oggi cinque generazioni condividono il posto di lavoro, creando dinamiche complesse che richiedono comprensione reciproca.
Questa consapevolezza non è un invito alla rassegnazione, ma alla comprensione. Quando un nonno interiorizza che la “strada professionale” del nipote potrebbe non essere lineare ma a zig-zag, smette di interpretare ogni tentativo fallito come un fallimento personale del ragazzo. La ricerca in psicologia dello sviluppo evidenzia come i giovani che ricevono supporto emotivo senza giudizio durante la transizione lavorativa sviluppino una resilienza superiore rispetto ai coetanei sottoposti a pressioni familiari costanti.
Trasformare l’ansia in ascolto attivo
La preoccupazione dei nonni nasce spesso da un amore autentico, ma rischia di manifestarsi attraverso domande ripetute, consigli non richiesti o paragoni con coetanei più “sistemati”. Questi comportamenti, per quanto mossi da buone intenzioni, possono amplificare l’ansia del giovane adulto anziché alleviarla. Come evidenziato negli studi sulla forza lavoro multigenerazionale: colmare i divari comunicativi, le differenze intergenerazionali richiedono strategie comunicative adeguate.
L’ascolto attivo rappresenta l’antidoto più efficace. Non significa semplicemente tacere mentre l’altro parla, ma creare uno spazio sicuro dove il nipote possa esprimere dubbi, paure e aspirazioni senza timore di essere giudicato. Alcuni accorgimenti pratici includono sostituire “Hai trovato qualcosa?” con “Come ti senti in questo periodo?”, evitare frasi che iniziano con “Ai miei tempi…” che creano immediatamente un muro generazionale, e chiedere esplicitamente se il nipote desidera un consiglio o ha semplicemente bisogno di sfogarsi. Condividere anche le proprie paure professionali passate può umanizzare l’esperienza e creare un ponte emotivo autentico.
Il contributo concreto senza sostituirsi
Esiste uno spazio fertile tra l’ansia paralizzante e il distacco emotivo: quello del sostegno pratico e discreto. I nonni possiedono risorse preziose che possono mettere a disposizione senza invadere l’autonomia del nipote.

La rete relazionale costruita in decenni di lavoro e vita sociale rappresenta un capitale spesso sottovalutato. Non si tratta di “raccomandare” nel senso deteriore del termine, ma di aprire porte: un caffè con un ex collega che lavora in un settore che interessa al nipote, la segnalazione di un’opportunità formativa, il contatto con un professionista disponibile a un colloquio informativo. Gli studi sul networking familiare confermano che le connessioni intergenerazionali favoriscono opportunità lavorative significative.
Sostenere senza sostituire le scelte
La linea sottile tra aiuto e invasione passa dalla capacità di offrire strumenti lasciando al nipote la decisione finale. Un nonno può pagare un corso di formazione che il giovane desidera frequentare, ma non dovrebbe scegliere quale corso fare. Può offrire un sostegno economico temporaneo per alleggerire la pressione della ricerca lavorativa, ma non per protrarre indefinitamente una situazione di stallo.
Questa distinzione è fondamentale: il supporto economico o logistico non deve diventare un’ancora che impedisce al giovane di sviluppare la propria capacità di navigare le difficoltà . Gli psicologi dello sviluppo parlano di “sostegno responsivo” contrapposto a quello eccessivamente protettivo: il primo potenzia l’autonomia, il secondo la indebolisce.
Gestire la propria ansia per non trasmetterla
La preoccupazione dei nonni non scompare semplicemente perché riconosciuta o gestita diversamente nella relazione. Richiede un lavoro personale che spesso viene trascurato. Parlare delle proprie paure con il partner, con amici nella stessa situazione o persino con un professionista può alleggerire il carico emotivo ed evitare che si riversi inconsapevolmente sul nipote.
Molti nonni trovano utile concentrarsi su ciò che possono controllare: il proprio comportamento, le proprie reazioni, la qualità della presenza offerta. Accettare di non poter risolvere il problema del nipote è paradossalmente liberatorio e permette di essere più efficaci nel sostegno.
Il valore nascosto dell’incertezza
Forse la riflessione più radicale che un nonno può fare è questa: e se l’incertezza del nipote non fosse solo un problema da risolvere, ma anche un’opportunità da attraversare? I percorsi professionali non lineari, pur generando ansia, sviluppano competenze cruciali: adattabilità , capacità di apprendimento continuo, resilienza emotiva.
Raccontare al nipote come anche nella propria generazione esistessero paure e fallimenti, seppur diversi, può creare un ponte intergenerazionale prezioso. La perfezione retrospettiva con cui spesso si guarda al passato cancella la normalità dell’incertezza umana, facendo sentire il giovane inadeguato per qualcosa che è invece universale.
Il ruolo del nonno si sposta dal tentativo di eliminare l’incertezza a quello di accompagnare il nipote nell’attraversarla. Non è meno impegnativo, ma è più onesto verso la realtà e più rispettoso dell’autonomia del giovane adulto. E forse, proprio questa presenza stabile in mezzo al caos professionale rappresenta il regalo più prezioso che un nonno possa fare: la certezza di un affetto incondizionato, indipendente dal curriculum vitae.
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