Quando si tratta di prodotti alimentari destinati ai più piccoli, la questione degli allergeni diventa cruciale. Il farro, cereale antico spesso percepito come alternativa più sana ai grani moderni, nasconde insidie che molti genitori non conoscono. La sua presenza sugli scaffali dei supermercati, soprattutto nelle corsie dedicate ai prodotti biologici e salutistici, merita un’attenzione particolare che va oltre le apparenze.
Una verità che sfugge a molti genitori
La prima confusione nasce dalla nomenclatura botanica. Il termine farro comprende tre diverse specie di cereali appartenenti al genere Triticum: il farro monococco, il farro dicocco e il farro spelta. Tutti e tre contengono glutine in quantità significative. Eppure, la tendenza del marketing a presentare questi cereali come antichi e naturali genera un’associazione mentale errata con la salubrità universale, portando alcuni consumatori a ritenere erroneamente che possano essere adatti anche a chi soffre di celiachia.
Il problema si aggrava quando l’etichettatura non evidenzia chiaramente la presenza di glutine con la dovuta enfasi. Secondo il Regolamento UE n. 1169/2011, gli allergeni devono essere indicati in modo visivamente distinguibile, ad esempio in grassetto o con caratteri diversi, ma la prassi applicativa lascia spazio a interpretazioni che possono risultare insufficienti per tutelare adeguatamente i consumatori più vulnerabili.
Contaminazione crociata: il rischio invisibile
Oltre al glutine naturalmente presente nel cereale, esiste un secondo livello di rischio spesso sottovalutato: la contaminazione crociata durante la produzione, lo stoccaggio e la lavorazione. I mulini e gli stabilimenti alimentari processano frequentemente diversi tipi di cereali sulle stesse linee produttive. Anche quando vengono effettuate operazioni di pulizia, tracce residue possono permanere.
Per un bambino celiaco, anche quantità minime di glutine possono scatenare reazioni immunologiche dannose. La soglia considerata sicura è inferiore ai 20 parti per milione, un valore stabilito dal Regolamento CE n. 41/2009 per i prodotti gluten-free, che richiede controlli rigorosi e certificazioni specifiche. Tuttavia, molti prodotti a base di farro destinati ai bambini non riportano indicazioni chiare sul rischio di contaminazione crociata.
Cosa controllare nelle etichette
Quando acquistate prodotti a base di farro destinati ai bambini, l’etichetta dovrebbe fornirvi informazioni precise su diversi aspetti. La dichiarazione esplicita “contiene glutine” deve apparire in caratteri evidenziati, facilmente identificabili anche durante una consultazione rapida. L’eventuale menzione che il prodotto può contenere tracce di altri cereali è altrettanto importante, così come la presenza di certificazioni che attestino l’assenza di contaminazione crociata per i prodotti destinati a celiaci. Verificate sempre l’indicazione chiara della tipologia di farro utilizzata e le modalità di lavorazione, oltre alla presenza di eventuali altri allergeni.

L’insufficienza informativa nelle confezioni per bambini
Le confezioni di prodotti per l’infanzia a base di farro presentano spesso un design accattivante con illustrazioni colorate e claim salutistici come “naturale al 100%”, “ricco di fibre” o “fonte di proteine vegetali”. Questo approccio comunicativo, pur legittimo dal punto di vista commerciale, può distogliere l’attenzione dalle informazioni fondamentali sugli allergeni.
In alcuni casi, la dicitura relativa al glutine viene inserita nella lista degli ingredienti con caratteri solo leggermente diversi dal resto del testo, quando invece dovrebbe essere immediatamente percepibile. La normativa europea impone requisiti precisi, ma l’applicazione pratica incontra ostacoli legati alle dimensioni delle confezioni, alle scelte grafiche e all’interpretazione dei requisiti di evidenziazione.
Le responsabilità del consumatore informato
La tutela della salute dei propri figli parte dalla conoscenza. Se vostro figlio è celiaco o presenta sensibilità al glutine, è fondamentale non affidarsi alle impressioni o alle tendenze alimentari del momento. Il farro non è privo di glutine e rappresenta un alimento assolutamente vietato per chi soffre di celiachia, per quanto nutriente e apprezzabile dal punto di vista organolettico.
Alcune strategie pratiche possono aiutarvi a navigare l’offerta del supermercato con maggiore sicurezza:
- Dedicate tempo alla lettura completa delle etichette, non limitandovi alla parte frontale della confezione
- Verificate la presenza del simbolo della spiga barrata per i prodotti certificati senza glutine
- Consultate le tabelle nutrizionali per valutare la composizione complessiva
- Privilegiate i prodotti che riportano dichiarazioni chiare sulla gestione degli allergeni
- In caso di dubbi, contattate direttamente il servizio clienti del produttore
Alternative sicure e trasparenza dell’informazione
Il mercato offre numerose alternative al farro per chi deve evitare il glutine: riso, miglio, quinoa, grano saraceno e amaranto rappresentano opzioni valide dal punto di vista nutrizionale. La chiave sta nel privilegiare produttori che dimostrano trasparenza comunicativa e che investono in certificazioni di parte terza.
Per i genitori di bambini con celiachia o intolleranze, la semplice conformità normativa del produttore non garantisce automaticamente una comunicazione efficace. Serve un approccio proattivo nella selezione degli alimenti, supportato da una cultura della consapevolezza che purtroppo non viene ancora adeguatamente promossa.
La vostra vigilanza come consumatori può fare la differenza. Segnalare etichette poco chiare alle associazioni dei consumatori o agli organi di controllo contribuisce a migliorare gli standard del settore. La tutela della salute dei bambini con celiachia passa anche attraverso la pressione collettiva verso una maggiore chiarezza informativa, trasformando ogni acquisto consapevole in un atto di responsabilità condivisa che beneficia l’intera comunità.
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